sabato 2 giugno 2012

Disturbo post traumatico da stress (PTDS)

Disturbo post traumatico da stress (PTSD)


Le persone che subiscono un trauma, possono manifestare diverse reazioni di fronte all’evento traumatico: a parità di gravità dell’evento, alcune riescono a superare l’accaduto in modo più adattivo di altre che invece ne soffrono le conseguenze per anni.

In quest’ultimo caso, è possibile che queste persone abbiano riportato un Disturbo post traumatico da stress (PTSD).


sintomi caratteristici di questo disturbo sono sempre conseguenza di un evento vissuto come traumatico, ad esempio una catastrofe naturale, un incidente automobilistico, una violenza subita durante l’infanzia o l’età adulta, un abbandono……. Il trauma si verifica ogni volta che un evento ha un impatto non risolto su un organismo.


Affinché si sviluppi un Disturbo post traumatico da stress (PTSD), non è tanto importante  “che cosa accade”, ma “come viene vissuto” dalla persona o dalle persone coinvolte.

Infatti il DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IVª Edizione), classifica questi pazienti in tre tipologie, sulla base  di quanto e di come la persona sia stata esposta al trauma:




1) I TIPO: comprende le vittime che hanno subito in prima persona l’evento

2) II TIPO: comprende coloro che hanno assistito all’evento o coloro che hanno uno stretto legame affettivo (parenti, coniugi, figli) con le  persone che hanno subito direttamente il trauma

3) III TIPO: comprende tutte quelle persone che intervengono a prestare soccorso durante l’evento traumatico (per esempio i vigili del fuoco, la protezione civile, l’esercito….)

Durante i giorni o le settimane successive al trauma, i soggetti manifestano molteplici reazioni. Entro 48 ore dall’evento compaiono i primi sintomi intrusivi e le osservazioni cliniche dimostrano che, proprio in questo lasso di tempo, molti sopravvissuti rivalutino costantemente, quasi fosse un pensiero ossessivo, le proprie azioni o le proprie “azioni mancate” con una grande intensità.


In alcuni casi questi pensieri ricorrenti generano valutazioni negative su se stessi o sugli altri e innescano vissuti di colpa o inadeguatezza per il modo in cui ci si è comportati, spesso sono accompagnati dalla percezione che non si è stati in grado di reagire in modo congruo, veloce o dignitoso .


I sintomi del Disturbo post traumatico da stress (PTSD)


I sintomi accusati dopo l’evento traumatico possono comprendere:


1) Comportamenti di evitamento di tutto ciò che potrebbe riguardare o rievocare il     trauma, sia indirettamente che a livello simbolico e che causa un grande disagio psicologico
2) Flashback: pensieri intrusivi sotto forma di immagini, scene, sensazioni che rievocano l’accaduto. Nel caso dei bambini, a volte questi tendono a manifestare questo vissuto facendo giochi ripetitivi che hanno a che fare con elementi riguardanti il trauma
3) Incubi che fanno rivivere l’esperienza dell’evento in modo molto realistico con conseguente difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno

4) Iperattivazione: caratterizzata da insonnia, irritabilità, bisogno di controllo, nervosismo….

5) Attacchi di panico o stati d’ansia generalizzata

6) Depressione e disturbi dell’umore

7) Isolamento e alienazione

8) Problemi nel funzionamento sociale, lavorativo, scolastico per un lungo periodo successivo al trauma dovuti a difficoltà a rapportarsi agli altri, mancanza di concentrazione, senso di sfiducia  o rabbia

9) Abuso di sostanze (droghe, psicofarmaci, alcool…) in cerca di “sollievo” dalle sensazioni spiacevoli legate al trauma

10) Paura intensa

11) Stato di coscienza alterato, che genera ottundimento o confusione

12) Amnesie del trauma o sintomi dissociativi, soprattutto se il trauma è avvenuto durante l’infanzia

13) Sentimenti che compromettono l’aspetto relazionale come riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative; sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri; affettività ridotta (per es. incapacità di provare sentimenti di amore);sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio o dei figli, o una normale durata della vita).

14) Disturbi fisici come stanchezza perdita di memoria e di concentrazione, vertigini, palpitazioni, tremori, difficoltà nel respirare (dispnea), «nodi» alla gola, nausea, diarrea, mal di testa, di collo e di schiena, disordini mestruali, variazioni del desiderio sessuale.


Diversi studi hanno individuato che l’insorgenza del Disturbo post traumatico da stress (PTSD) è più frequente in bambini e adulti che vivono o hanno vissuto in contesti di guerra, violenza (intra ed extrafamiliare), catastrofi,  povertà  e ignoranza. Tutti contesti in cui c’è scarsità di risorse personali, sociali o pratico- economiche.


Reazioni al trauma


La reazione che un individuo può mostrare in seguito al trauma dipende da due fattori:

1) l’entità del trauma (in riferimento alla cultura di appartenenza): più è grave l’evento critico, più la persona sperimenta impotenza,terrore e angoscia.

2) le caratteristiche della personalità pretraumatica ( la presenza, ad esempio, di un particolare  livello di vulnerabilità che può costituire un fattore predisponente all’insorgenza di un sintomo disadattivo)
Le modalità reattive possono presentarsi in diversi momenti nel tempo e avere diversa durata. In base a questi criteri, si suddividono in reazioni:


DIFFERITE: Inizialmente adeguate ma che evolvono, col trascorrere del tempo, in un assetto patologico

IPEREMOTIVE BREVI : Riguardano il 75-80% delle vittime e presentano manifestazioni psichiche e psicosomatiche come: shock, ansia, depressione, smarrimento, stupore, comportamenti automatici, tremori, palpitazioni, nausea ecc. Questa tipologia di reazioni può sfociare in disturbi nevrotici, psicotici o PTSD.

DI TOLLERANZA: La persona cerca di adattarsi fin dall’inizio alla situazione e col trascorrere del tempo recupera la propria adeguatezza


Le reazioni manifestate dinanzi ad una disgrazia possono rivelarsi cruciali per la sua sopravvivenza e, la reazione immediata che si ha nel momento del trauma, influenzerà la capacità di far fronte alla minaccia presente, o a quelle future, in modo funzionale. La capacità di tollerare e gestire la sofferenza è un fattore di grande importanza per l’adattamento a lungo termine, come è altrettanto fondamentale la capacità, da parte dell’individuo, di chiedere e trovare aiuto, rapportandosi alla proprie reti sociali.

Coloro che hanno reagito prontamente al trauma, sopravvivendo o favorendo la sopravvivenza di altre persone coinvolte, accusano meno i colpi del trauma e tendono ad avere una percezione di sé meno negativa, in quanto hanno prodotto delle risposte adattive e funzionali.


Alcune persone, nel tempo, riescono a trasformare le loro ossessioni dei ricordi traumatici, in esperienze positive, buttandosi a capofitto in attività gratificanti che canalizzano la loro attenzione in obiettivi specifici e sfruttano la propria esperienza come fonte di motivazione. È il caso di John F. Kennedy che, nonostante fosse tra gli uomini maggiormente ossessionati dai ricordi traumatici di guerra, divenne Presidente degli Stati Uniti.


Il trauma come blocco energetico


Secondo Peter Levine, medico e psicologo esperto sull’argomento, i sintomi traumatici non sono generati dall’evento traumatico in sé, ma dal residuo congelato di energia che non è stato risolto o scaricato e, in quanto tale, resta intrappolato nel sistema nervoso, disturbando costantemente i nostri pensieri e i nostri processi fisiologici.


Il trauma rappresenta una sorta di mina vagante, un frammento sconnesso dal resto del sistema che non è stato intergrato nella nostra esperienza, nella percezione che noi abbiamo di noi stessi e del mondo. Rappresenta un elemento di dis-integrazione che altera l’ equilibrio omeostatico del nostro organismo.

Questa energia residua, che non è stata scaricata durante l’evento traumatico, non sparisce da sola: resta in circolo nel corpo e produce tutta quella varietà di sintomi descritti sopra. La guarigione dal trauma dipende innanzitutto dal riconoscimento dei suoi sintomi perché, individuando questi, si riconosce anche la sensazione di trattenimento, di irrigidimento, di blocco che accompagna il trauma e che ha ostacolato la metabolizzazione di quell’ esperienza negativa che continua ad essere fonte di stress.


La terapia del Disturbo post-traumatico da stress


L’obiettivo della terapia dovrebbe essere quello di reintegrare, nel sistema psicofisiologico della persona, questa parte frammentata che disturba le altre funzioni e compromette la vita affettiva, sentimentale, lavorativa e sociale dell’individuo.

Per curare il trauma, non è utile rivangare vecchi ricordi e riviverne intensamente il dolore emotivo: ciò sortisce solo l’effetto ritraumatizzante, ma è invece più importante sperimentare e disincastrare la “scarica” di quell’energia che è rimasta bloccata durante l’evento traumatico, che ci ha impedito di fuggire, o affrontare il pericolo, o difenderci, o proteggere qualcuno……, congelandoci in una sorta di immobilità passiva che non ci ha concesso di essere operativi ed efficienti.

Quindi, più che andare a rispolverare il trauma, risulta essere maggiormente utile recuperare le nostre risorse personali e fisiologiche che, forse inconsciamente, abbiamo cercato di mettere in circolo già all’epoca del trauma evitando il peggio e che magari continuiamo ad utilizzare per garantirci la sopravvivenza, senza esserne consapevoli. La terapia dovrebbe aiutare le persone a recuperare quelle competenze necessarie per tornare a vivere contando sulle proprie forze e strategie, se l' organismo reagisce, spesso il trauma non si verifica o si supera più rapidamente.


La resilienza come forma di autoguarigione


La parola resilienza deriva dal latino "rimbalzare" e, in fisica, indica la proprietà di un corpo di incassare colpi senza rompersi per poi recuperare la forma originaria. Allo stesso modo, in psicologia indica l'attitudine di una persona a reagire a stress o traumi che, al contrario, potrebbero risultare gravemente invalidanti.

La resilienza non si riferisce ad un ottimismo semplicistico, ma ad un insieme di caratteristiche di personalità  che permettono all' individuo di reagire agli eventi di vita, traendo stimolo dalla realtà circostante che viene affrontata con calma, ponderazione, coraggio, intelligenza, moderazione e accettazione. Attraverso queste componenti, la persona sperimenta  il controllo sulla realtà che vive, sulle proprie azioni e percepisce di avere potere sul proprio destino.


La persona resiliente reagisce con tolleranza alla sofferenza e, invece di soccombere o lamentarsi con enfasi amplificando il problema, la sfida e trae forza  dalla sua impresa, direzionando le sue energie verso cambiamenti risolutivi e praticabili.


La possibilità di resilienza è influenzata dalla capacità di attingere alle proprie risorse personali, risorse che spesso si ignora di possedere o di aver messo in atto. La terapia stimola una rilettura dei propri comportamenti passati e presenti ed esplora le modalità di comportamento alternative che la persona è in grado di evocare e di produrre.






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